Marcello Diotallevi: lettere autografiche
Nel mondo vario e coloratissimo della mail-art, due ipotesi mi sembrano particolarmente interessanti e ricche di prospettive. Per quello che riguarda le iniziative collettive, il merito maggiore va certamente attribuito a quelle che, privilegiando un tema squisitamente politico, configurano la collezione delle risposte pervenute ad un quesito proposto come un autentico «manifesto degli artisti» che, in assoluta libertà di pensiero e di linguaggio, si esprimono su questioni particolarmente attuali e sentite. Per quello che invece riguarda le operazioni individuali, l'attività di maggiore qualità è quella che si fonda sull'ironia come sistema (ma anche sul sarcasmo feroce, se necessario) per scavare nel quotidiano e farne emergere gli aspetti esasperati. L'ascendente, logico più che storico, è nel dadaismo, per quella sua capacità di ironizzare su tutto, anche su se stesso; ma al gusto nichilista del dada si aggiunge anche, nei migliori mail artisti, il senso positivo del riutilizzo in chiave estetica degli stessi sistemi contestati. In questa direzione, il lavoro svolto da Diotallevi sul sistema postale italiano e internazionale mi sembra quanto di più corretto, scientificamente, e qualificato, sul piano della creatività, si potesse ottenere. Il riferimento al dadaismo si limita (è bene ripeterlo) al gusto ironico che sorregge l'iniziativa, in una sorta di ambiguo atteggiamento che porta a scherzare su un elemento ormai acquisito come proprio, in maniera addirittura inalienabile, della nostra quotidianità. E, più ancora, si legge l'ascendente dada in quella volontà chiara di non creare opere concluse ma di lasciare alla casualità un largo margine di intervento. Mai, però, con lo scopo di «destare la meraviglia»: va respinto categoricamente questo tipo di lettura (limitativo e forse addirittura offensivo sia per l'operatore che per il pubblico), che poteva nascere solo dalla logica perversa di chi, negli ultimi anni, si è alimentato di «arte e meraviglia» per nascondere il vuoto di idee e di proposte. L'operazione di Diotallevi è, al contrario, estremamente seria e rigorosa, e si fonda su una logica stringente che non lascia spazio a facili stupori. L'artista ha scelto di lavorare su un sistema, quello postale, che è per sua natura rigido e burocratico, e lo ha fatto con gli stessi strumenti del sistema, ma usandoli in modo creativo e ironico. Il risultato è un'opera che è al tempo stesso una critica e una celebrazione del sistema postale, un'opera che ci fa riflettere sulla natura della comunicazione e sulla possibilità di trovare spazi di libertà anche nelle strutture più rigide.
Enrico Crispolti, 1985
